Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

Accanto a queste testimonianze «attuali» dell'equivalenza uomo-animale, esistono «sopravvivenze»; per esempio, il caso di una cinquantina d'anni fa degli orsi e dei Nivkh (un tempo i Guiliak), alla foce dell'Amur, «fiume del Dragone nero», e sull'isola Sakhalin18 : L'orso, secondo le più antiche rappresentazioni dei Nivkh, è un uomo. Un uomo proprio come un Nivkh. Solo che quest'uomo-orso vive nelle montagne, per questo i Nivkhs lo chiamano l'«uomo delle montagne», e a loro volta, questi uomini delle montagne sono tenuti a chiamare il Nivkh «l'uomo che vive sulla terra di sotto». Secondo le tradizioni, gli uomini delle montagne vivono in grandi case (come quelle in cui un tempo hanrio vissuto i Nivkh). Ogni casa ha a capo un anziano che governa la vita di tutta la famiglia. La leggenda vuole che, quando i Nivkh partono per la caccia, l'anziano ordini a uno dei membri della famiglia di scendere presso di loro. Certi uomini-orso sono paurosi e tentano di sottrarsi dicendo «come mi duole la gola», «quanto soffro di cuore». A questo punto, secondo una delle leggende, l'uomo più calmo annuncia che scenderà in basso. Esce e, sulla soglia, indossa una pelle d'orso, si trasforma in orso e va di propria volontà incontro alla morte dai cacciatori Nivkh che lo cercano. I Nivkh credono che l'orso che hanno ucciso abbia voluto egli stesso essere ucciso perché la morte non gli fa paura. Dopo la morte, resusciterà e ritornerà dalla sua gente carico, in più, di tutti i doni offerti dai Nivkhs. All'inizio del secolo i Nivikh cacciavano ancora l'orso con la lancia. Per uccidere l'animale, dovevano dunque obbligarlo ad alzarsi sulle zampe posteriori e ad andare incontro al cacciatore. È in quell'istante, secondo i Nivkh, che l'orso si volta in modo che sia più facile ucciderlo e «presenta lui stesso il lato verso cui dirigere il colpo mortale». 53

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