Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

bassare gli occhi. La situazione stava diventando intollerabile. In uno sforzo di superare questo punto morto mi schiarii sonoramente la gola e voltai le spalle al lupo (per un decimo di secondo) per indicare il più chiaramente possibile che trovavo ineducato, se non addirittura offensivo, il suo continuo sguardo inquisitivo. Parve capire al volo. Alzatosi in piedi diede un'altra annusata al mio contrassegno e poi sembrò prendere una decisione. Velocemente, e con aria decisa, distolse l'attenzione da me e iniziò un giro sistematico della superficie che avevo contrassegnata come mia. Quando giungeva a ogni contrassegno di confine lo annusava un paio di volte, poi deponeva il suo contrassegno sul lato esterno di ogni cespuglio o pietra. Nell'osservarlo, vidi in cosa avevo sbagliato, nella mia ignoranza. Egli depose il proprio contrassegno con tale parsimonia che riuscì a completare l'intero circuito senza dover ricaricare una sola volta, o, per cambiare lievemente la similitudine, fece tutto con un solo pieno. Terminato il lavoro in meno di quindici minuti raggiunse nuovamente la pista nel punto in cui usciva dalla mia proprietà e se ne andò trotterellando verso casa, lasciandomi molte cose su cui meditare. Una volta che i lupi stessi ne ebbero accettato l'esistenza, la mia piccola enclave nel loro territorio rimase inviolata. Mai più un lupo entrò nei miei domini. Occasionalmente, uno passando si fermava per rinfrescare alcuni dei contrassegni sul suo lato del confine e, per non essere da meno, io facevo altrettanto quanto meglio potevo. Qualsiasi restante dubbio avessi potuto intrattenere riguardo alla mia sicurezza personale, si dissolse, e fui libero di rivolgere tutta la mia attenzione alle bestie stesse. Infine, per completare questi tratti del comportamento, 45

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