Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

printing» usato dagli etologi (K. Lorenz e E. Hess). Ora la possibilità di riconoscimento di una specie o genere non è innata, ma si acquisisce in momenti privilegiati della vita, quelli sensibili o critici. Quindi, se non possiamo parlare propriamente di «identificazione» dell'animale con l'uomo, avviene un «adattamento» al mondo umano. A questi mutamenti della psiche e del comportamento animale oggi si dirige l'attenzione non solo degli etologi ma anche degli etnologi, con un mutamento d'ottica che mi pare di estremo interesse. L'etologia ha in questi anni dato un grande contributo per un mutamento dell'analisi del mondo animale con gli studi sul linguaggio e sulle ritualità. Ha cercato una via d'accesso al mondo animale, assumendone i comportamenti. E ciò è valido e importante, al di là di generalizzazioni discutibili. Solo addentrandosi nel mondo animale c'è accesso e possibilità di capire; solo diventando lupi si capisce la «territorialità» del lupo e solo allora il lupo ci guarda8 . Ora il contributo nuovo in sede etnologica può fornire un'ulteriore chiave di accesso per mettere in discussione l'idea di una «natura secondo se stessa» che è la proiezione nell'oggettività e nell'alterità di un soggetto osservatore esterno, che non per questo proietta meno le proprie categorie, ma solo le pretende scientifiche. A me sembra, che un'ottica ecosistemica possa avviare un processo di costruzione di un modello che inglobi il soggetto operatore, tolga l'estraneità dell'animale e del naturale e il dominio sulla natura. Dunque, questo saggio non intende ricostruire semplicemente alcuni elementi di fondo, attivi nella preistoria e in qualche modo caratteristici di essa, poi desueti, in una presente stabilizzazione già storica, con relazioni di uomini e animali già strutturate. Ma si vuole qui evidenziare che il tempo è breve in sede storica e molto esteso per l'antropologo: l'oggi è una misura ridotta per penetrare 36

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==