Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

mente complessi in cui prevale la dimensione simbolica. L'utilizzazione rituale deborda quindi sul quotidiano e scandisce la vita del gruppo. Inoltre, come osserva J. Millet (1987) nell'analisi sottile del maternaggio, la donna allatta animali nobili e preziosi. Si potrebbe quindi dire che entra, con questo suo ruolo, nel lavoro sociale e simbolico e fuoriesce dalla sfera del familiare. Ma questo mondo del femminile, a cui il maternaggio rimanda, ci sfugge perché troppo poco ancora conosciamo delle ritualità delle donne, per scarsa attenzione nostra e per una valutazione riduttiva di questi riti consegnati al segreto. Ciò non muta lo statuto di inferiorità della donna: l'animale nobile è inserito nel mondo femminile, certo, ma appartiene agli uomini tra i mangiatori di animali domestici. Qui la vita della donna continua a svolgersi all'interno della dominazione e quindi tutti gli aspetti del mondo femminile non possono essere pensati al di fuori di questa condizione, ma vanno ad essa riportati. Punti di diversità presentano le civiltà della familiarizzazione non sacrificale. Vi è, secondo Haudricourt, un legame tra mate:rnaggio, antropofagia domestica e sessualità. Dove non c'è antropofagia, e il maternaggio segna solo la diversità tra il domestico e il selvaggio, è normale che gli uomini si comportino da donne; dove vi è antropofagia ci sono le Amazzoni, le donne che si comportano da uomini (Amazzoni in Eurasia, Kheng in Oceania). Sono tutti punti per un'ulteriore riflessione. Ma c'è anche un'altra domanda importante e nuova che cominciamo a porci. Del processo di simbiosi tra uomo e animale abbiamo costruito dei modelli interpretativi nel1'ottica dell'uomo e del sociale: ora ci interroghiamo anche sull'altro protagonista, l'animale che si trasforma in animale domestico. Che cosa produce dunque il maternaggio nell'animale? J. Millet ha avanzato l'ipotesi di un'utilizzazione in sede etnologica del concetto di «im35

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