Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

tracce nella modificazione degli animali e nel comportamento degli uomini fra di loro e verso la natura, perché anche questo dice il comportamento dell'uomo con l'animale. E qui dobbiamo ritornare se vogliamo anche capire le ragioni per cui le nostre società mediterranee privilegiano l'animale nelle loro ideologie2, fanno dell'uomo cacciatore l'eroe fondatore e continuano a far risuonare il simbolismo del pastore. Così Haudricourt in un'analisi giustamente famosa del '62 ha istituito una analogia sorprendente tra il trattamento delle piante e degli animali e le relazioni sociali, distinguendo un «trattamento pastorale» e un «trattamento orticolo» dell'uomo. Ha mostrato l'analogia tra rapporti col mondo vegetale e animale e quelli degli uomini fra di loro. È stato un precursore di altri studi, come quelli di J.P. Digard (1980) e di K. Thomas (1983) che mostrano nella domesticazione l'archetipo di ogni forma di subordinazione. Sono questi gli aspetti portanti e nuovi di una lettura ecosistemica che mantiene l'orizzonte ampio di una nozione di civiltà, che non è mondo chiuso e separato, ma ecosistema appunto. Le diverse condizioni ecologiche, i diversi climi, mantelli vegetali e configurazioni territoriali, del passaggio dalla caccia e dalla raccolta all'agricoltura e all'allevamento, sono per Haudricourt alla base della contrapposizione attuale delle forme di civiltà nell'Est e nell'Ovest dell'Asia, di cui l'Europa è parte, quindi dell'Occidente e dell'Oriente. Sul piano animale siamo di fronte all'opposizione degli erbivori della steppa (bovini e ovini) e degli onnivori della foresta (cani e porci). C'è una domesticazione diversa, che segna in profondo le civiltà. E traccia, come ben sappiamo, anche la strana mappa dei consumatori e non consumatori di latte e dei latticini derivati, su cui ancora ci si interroga. Ma emerge, a mio avviso, un interrogativo più essen26

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