vema la distinzione tra le specie». Poe, che usa i termini «grotesque» e «arabesque» per definire i suoi racconti, che conia il neologismo «grotesquery»5, teorizza la «potente magia della verosimiglianza» al fine di ottenere un effetto prodigioso. Ma, come nelle grottesche, così nelle sue descrizioni di creature fantastiche gli elementi riconoscibili si coniugano in legami impossibili per il «piacere», si direbbe, «degli occhi mortali che spesso desiderano vedere quello che non videro mai, e par loro impossibile che esista»6 • Natura e arte rinascimentali sembrano contendersi il privilegio dell'invenzione: le realtà insolite rivelate dalle esplorazioni geografiche e le visioni della mente si rispecchiano e si anticipano. L'Antartide di Poe, ultima terra incognita, la cui fisionomia di continente fu accertata l'anno stesso della pubblicazione di Gordon Pym (1838) produce mostri al pari delle Americhe e dell'Oriente; ma nelle metamorfosi poetiche, mutuate dal sogno, si prefigurano le future mutazioni a opera delle strategie combinatorie della scienza moderna. Gordon Pym nasce come hoax, come burla grandiosa: il redivivo Pym, sopravvissuto ai ghiacci antartici, avrebbe affidato a Mr. Poe, del Southern Literary Messenger di Richmond, Virginia, il manoscritto incompiuto delle sue avventure. E la genesi burlesca lascia la sua impronta in un testo a tratti violentemente parodistico, se non mai comico, disseminando degli eccessi rabelaisiani della tall tale la veridica descrizione della fauna antartica. Ma la tall tale, ingigantendo il dato reale, moltiplicandolo, colloca l'incredibile all'incrocio tra «naturale» e «innaturale», e ne certifica l'esistenza nelle flessibili elaborazioni del racconto orale; Poe, al contrario, smembra il «naturale» e lo rimonta secondo le leggi innaturali e gli artifici perentori della scrittura, imprimendo ai suoi mostri l'autorità di una nuova natura, alternativa e impazzita, unica e trionfante. Gli eccessi visivi della grottesca e gli eccessi verbali 192
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