Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

il tabù supremo della sua bianchezza3 avesse contagiato ogni altro bianco, di ali, di vele, di denti. E che il singolarissimo ibrido senza nome sia un elemento primario nella catena di associazioni e di repulsioni scatenate dal conflitto tra il bianco e il nero lo prova il suo potere di suscitare la parola, di strappare alla folla degli atterriti abitanti dell'isola il grido misterioso: Tekeli-li! Queste sillabe di un linguaggio mai udito echeggiano a lungo nel testo, fino a risuonare nelle strida dei giganteschi uccelli bianchi che scortano i naviganti sull'orlo dell'abisso, fino a caricarsi d'eterno, come un suono che, udito una volta in sogno, conquista nella memoria la forza di una lingua. Si vorrebbe tradurlo, elucidarne il significato oscuramente noto, ma la traduzione sopprimerebbe la trasparenza della voce sognata, ascoltata perché risuona, e non per quanto comunica. Dopo l'approdo di Gordon Pym e dei suoi compagni sull'isola il testo si popola di una fauna nera: nel bestiario di «strani animali perfettamente addomesticati» che si aggirano intorno alle capanne dei «selvaggi» appare un nuovo ibrido «simile nellaforma del corpo e del grugno al maiale, ma dotato di una coda cespugliosa e di zampe sottili come quelle dell'antilope», incerto nell'andatura, quasi dannato a un'inerzia decorativa. E di nero si tingono gli albatri, che covano uova scure, mentre negli spazi aperti s'incontrano scorpioni giganteschi e rettili di specie sconosciute. Come l'ingresso nella terra incognita dell'Antartide esige l'uccisione dell'orso gigantesco, e il pasto iniziatico che ne consegue, così la fuga dall'isola delle tenebre si compie nel segno di un'altra vittima sacrificale: un tarabuso dalle piume nere come giaietto. E come il biancore trova una voce nell'echeggiante «Tekeli-li», così la nerezza risuona nel grido del tarabuso colpito a morte: un sibilo prolungato in cui l'orecchio di Pym percepisce un: «TS», il fonema iniziale del nome dell'isola nera, Tsalal. Ha inizio di qui il dominio incontrastato del bianco, in 190

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==