Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

nell'apparizione della grande figura bianca nel finale. Alcuni dei segreti, i minori, ma non per questo i meno inquietanti, di cui Gordon Pym si attende una soluzione dal viaggio all'Antartide, sono cifrati in questa fauna che, con il procedere della navigazione, muta leggermente e inesorabilmente, in una costante deriva delle forme, dei colori, dei contorni, dal familiare al «singolare» al «perturbante». Alla precisione «matematica» che si esprime nelle «scacchiere» dove nidificano albatri e pinguini, mossi quasi da un'unica intelligenza, succede l'autorità insensata del fantastico; alle certezze di una comunità animale che sembra aver assimilato le leggi astratte formulate dalla mente umana, subentra il capriccio di una zoologia che sconfina nella teratologia poiché nega i princìpi compositivi della natura per indurre da essi nuove probabilità, nuove combinazioni. Ma è un capriccio apparente in cui si racchiude il principio enigmatico di un ordine alternativo, non imposto alla materia, ma da essa irradiato, quasi il sospetto di una matematica dell'eccezione che abbia ragione di ogni regola. Il primo esemplare della fauna fantastica di Gordon Pym è un orso polare gigantesco dalla pelliccia ruvida e ricciuta e gli occhi color rosso sangue di un'innaturale grandezza, il muso arrotondato come quello di un mastino. Varianti minime rispetto alla razza cui sembra appartenere fanno di questo animale un «mostro»; la sua ferocia lo destina a essere ucciso e divorato. E al pasto, rito iniziatico di partecipazione ai misteri di un nuovo mondo, segue, imprevisto l'annuncio, e poi la comparsa, di un'isola all'orizzonte. Mitico guardiano', i cui occhi di sangue, e non di fiamma, proiettano nell'assenza di sguardo il terrore della cecità nella nascita e nella morte, o figura del gelo primordiale che rivendica, in quel rosso, il diritto alla vita, l'orso mostruoso segnala il movimento dal testo al sogno, ergendosi a custodia dell'irreale. 188

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