sgressione del limite; di una serie di apparizioni il cui profilo terrestre si perde e si aliena nel biancore dell'arcano; di un rovesciamento, e quasi di uno sprofondamento dell'ordine «naturale», sovvertito e riformulato dal pensiero onirico. Il sogno pervade l'opera di Poe, la cifra nella sua totalità; costituisce, si direbbe, il modello espressivo del suo linguaggio di narratore in cui tensioni personali e angosce culturali si aprono un varco in immagini e in enigmi. Non soltanto gli artifici dell'irreale onirico - inversioni, dislocazioni, sdoppiamenti, metamorfosi - sono sistematicamente utilizzati da Poe nei suoi racconti, ma la sua scrittura stessa è «geroglifica» come il freudiano «linguaggio del sogno». Nel suo unico romanzo, The narrative ofArthur Gordon Pym ofNantucket, viaggio per mare alla ricerca di una terra favoleggiata nia non certa, il sogno dà origine a uria cosmogonia in cui gli etimi della genesi, tenebre e luce, nero e bianco, sono inscritti nel corpo del mondo, e pervadono la scenografia del visibile, denunciando l'illusorio ordine cromatico della veglia. La terra, l'isola nera di Tsalal, venata da un'acqua purpurea, sprofonda, quando si offre all'esplorazione, in labirinti di pietra, abissali geroglifici delle origini; il mare, varcato quel limite, scolora fino alla vertigine di un accecamento che coincide con la vista assoluta del bianco. Intessute nell'orizzonte di candidi ghiacci, di pietra nera, di onde mutevoli, le figure animali del Gordon Pym alludono a catastrofi e a riassestamenti morfologici già avvenuti o prefigurano mutazioni a venire. Nel loro metamorfismo di ibridi segnalano l'instabilità della nozione di ordine «naturale», dando corpo al disordine del «nuovo», del mai esistito ché si apre un varco nell'esistente. Nel loro cromatismo radicalizzato al bianco, al nero, al rosso, colori della creazione e della nascita, si fanno messaggeri dello stravolgimento della visione onirica. Nel loro gigantismo annunciano una sacralità che si manifesterà pienamente 187
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