Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

quel punto che solo qualche attimo prima era stato teatro di voluttuosi amori, offrì uno spettacolo ben diverso. Invano l'innamorato si dibatteva agitando le minuscole zampe, cercando scompostamente di sottrarsi a quel folle abbraccio: la femmina non l'abbandonava. In pochi istanti lo invischiò nel suo filo, immobilizzandolo. Poi affondò le sue robuste tenaglie nel corpo di quello che poco prima era stato il suo amante, e a lunghi sorsi ne succhiò il sangue. La vidi ancora staccare e spingere con disprezzo fuori dal nido un minuscolo mucchietto irriconoscibile, zampe, pelle e fili. Ecco dunque come questi animali concepiscono l'amore! Mi rallegro davvero di non essere un ragno28 • Bracquemont non è in grado di leggere attraverso l'episodio dei ragni il proprio destino, e continua ad essere affascinato dalla propria proiezione narcisistica che si precisa appunto come doppio: «...Clarimonde imita i miei movimenti in una frazione di secondo, non fa a tempo a percepirli che già li riproduce, al punto che a volte i nostri rispettivi gesti sembrano simultanei»29 • Ma in questa perversa identificazione, compare anche l'equivalenza già ricordata di ardchne e andnke: «In realtà, non posso assolutamente scorgere che cosa fili, perché il suo lavoro è troppo ben nascosto. Eppure, sento che è proprio come lo vedo... chiudendo gli occhi. È esattamente così: una grande tela formicolante di esseri fantastici e di strane figure ghignanti»30. La fascinazione per la finestra ed il ragno si va però via via precisando drammaticamente come fascinazione per il proprio annientamento: «Seduto sulla poltrona, mi aggrappavo ai braccioli, ma mi sentivo invincibilmente attratto, come aspirato, dalla finestra. Dovevo giocare con Clarimonde e sentirmi poi invadere da questa tremenda ondata di terrore... là, davanti alla finestra, vedevo sospeso il viaggiatore svizzero, il collo gonfio, le gote coperte di una fitta barba grigia, e accanto a lui l'artista 183

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