quel punto che solo qualche attimo prima era stato teatro di voluttuosi amori, offrì uno spettacolo ben diverso. Invano l'innamorato si dibatteva agitando le minuscole zampe, cercando scompostamente di sottrarsi a quel folle abbraccio: la femmina non l'abbandonava. In pochi istanti lo invischiò nel suo filo, immobilizzandolo. Poi affondò le sue robuste tenaglie nel corpo di quello che poco prima era stato il suo amante, e a lunghi sorsi ne succhiò il sangue. La vidi ancora staccare e spingere con disprezzo fuori dal nido un minuscolo mucchietto irriconoscibile, zampe, pelle e fili. Ecco dunque come questi animali concepiscono l'amore! Mi rallegro davvero di non essere un ragno28 • Bracquemont non è in grado di leggere attraverso l'episodio dei ragni il proprio destino, e continua ad essere affascinato dalla propria proiezione narcisistica che si precisa appunto come doppio: «...Clarimonde imita i miei movimenti in una frazione di secondo, non fa a tempo a percepirli che già li riproduce, al punto che a volte i nostri rispettivi gesti sembrano simultanei»29 • Ma in questa perversa identificazione, compare anche l'equivalenza già ricordata di ardchne e andnke: «In realtà, non posso assolutamente scorgere che cosa fili, perché il suo lavoro è troppo ben nascosto. Eppure, sento che è proprio come lo vedo... chiudendo gli occhi. È esattamente così: una grande tela formicolante di esseri fantastici e di strane figure ghignanti»30. La fascinazione per la finestra ed il ragno si va però via via precisando drammaticamente come fascinazione per il proprio annientamento: «Seduto sulla poltrona, mi aggrappavo ai braccioli, ma mi sentivo invincibilmente attratto, come aspirato, dalla finestra. Dovevo giocare con Clarimonde e sentirmi poi invadere da questa tremenda ondata di terrore... là, davanti alla finestra, vedevo sospeso il viaggiatore svizzero, il collo gonfio, le gote coperte di una fitta barba grigia, e accanto a lui l'artista 183
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