Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

con me. [...] Bada a te, nera tarantola; se il tuo comportamento non è giustificato da un irrefutabile sillogismo, una notte io mi desterò di so- . prassalto, con un ultimo sforzo della mia volontà agonizzante, romperò l'incantesimo con cui tu tieni le mie membra nell'immobilità, e ti schiaccerò fra le ossa delle mie dita, come un pezzo di materia molliccia. Eppure, ricordo vagamente d'averti dato il permesso di lasciar le tue zampe arrampicarsi là dove sboccia il mio petto, e, di lì, fino alla pelle che mi copre il volto; e che, quindi, non ho il diritto di costringerti14. Accanto 'al ragno-vampiro di Lautréamont abbiamo un'altra valenza incentrata sempre sul carattere femminile di questo insetto; vale a dire quella specificamente diabolica. È Jeremias Gotthelf a farsene interprete in un suo celebre racconto del 1842, Il ragno nero: il cavaliere teutonico Hans von Stoffeln, signore del feudo dove si svolge la vicenda, essendosi fatto costruire un castello dai suoi sudditi, ordina ora che gli erigano in breve tempo un viale trasportando e piantando lungo la strada che conduce alla sua dimora cento alti faggi. La richiesta non può essere esaudita dai contadini del luogo che dovrebbero trascurare i lavori dei campi con il rischio di morire poi di fame, avendo perso il raccolto. Appare allora il diavolo nelle vesti di un cacciatore vestito di verde, il quale propone loro di aiutarli a condizione che gli venga dato in compenso il primo bambino non battezzato che nascerà nel villaggio. La popolazione ne è sgomenta, ma Cristina, vista la disperazione generale, ritiene di dover accettare: «Ora, pensò, era venuto il momento in cui avrebbe dovuto sottoscrivere col sangue il patto col cacciatore. Ma questi fece la cosa molto più semplice: dalle belle donnine egli non pretendeva mai una firma, si accontentava di un bacio. E dicendo così, tese le labbra appuntite verso il volto di Cristina irrigidita, paralizzata come sotto l'azione di 175

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