Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

ve trarre l'elemento necessario per quella rete che gli procurerà il cibo, richiesto per poter riformare a sua volta la sostanza. Quindi il ragno si riduce alla fame per nutrirsi, si estenua per ristabilirsi, dimagrisce con la speranza certa di ingrassare. La sua vita è una lotteria, abbandonata alla sorte da mille fatti contingenti e imprevisti. Questo lo rende un essere inquieto, diverso dai suoi simili in cui vede dei concorrenti, diciamolo in due parole, un animale inevitabilmente egoista. Se non fosse tale soccomberebbe. Il peggio per questo povero animale è di essere brutto senza rimedio. Non è di quelli che sgradevoli ad occhio nudo si riabilitano con il microscopio. La specializzazione estrema nel mestiere, lo vediamo negli uomini, atrofizza un membro, ingrandisce un altro, altera l'armonia; il fabbro spesso è gobbo, così il ragno è panciuto5 • Il ragno, aggressivo solo per necessità, diventa allora per Michelet la vittima del suo aspettò esteriore che lo rende sgradevole, mentre più di ogni altro insetto gli appare dotato di una insospettabile sensibilità, quasi umana: Madre ammirevole, artista ingegnoso e delicato, soprattutto femminile, nervoso e pauroso al1'eccesso, questo strano essere sensitivo mi spiegava perfettamente i sentimenti del tutto opposti che il ragno ispira: repulsione, attrazione; respinge e attrae. È molto rozzo e nello stesso tempo sensibilissimo! [...] Si è parlato spesso del ragno musicista di Pellisson. Un altro aneddoto meno noto è altrettanto sorprendente. Una di quelle piccole vittime del virtuosismo in tenera età, Berthome, illustre nell'Ottocento, doveva i suoi straordinari successi alla reclusione incivile in cui lo si faceva lavorare. A otto anni stupiva, sbalordiva con il suo violino. Nella costante solitudine aveva un compagno insospettabile, 169

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