Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

smo, questo assorbimento dell'essere da parte del suo proprio centro...»4. È questo stato d'animo di ripiegamento su se stesso ad introdurre la metafora del ragno in Madame Bovary: «Ma per lei la vita era fredda come una mansarda esposta al nord, e la noia, ragno silenzioso, filava la sua tela nell'ombra ad ogni angolo del suo cuore». Ma non diversamente in Spleen di Baudelaire una popolazione di ragni s'impadronisce con le proprie tele della mente del poeta: Quand la pluie étalant ses immenses traìnées D'une vaste prison imite les barreaux, Et qu'un peuple muet d'infames araignées Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux, Des cloches tout à coup sautent avec furie Et lancent vers le ciel un affreux hurlement, Ainsi que des esprits errants et sans patrie Qui se mettent à geindre opiniatrement. Altre volte è l'ambiente stesso a farsi i,nterprete, sempre grazie alla metafora del ragno, dello stato d'animo di chi lo abita, come nelle Lettres de man moulin di Daudet, «Questa camera è proprio triste. I grossi ragni del mattino, chiamati "pensées philosophiques", hanno tessuto la loro tela in ogni angolo...», o nel mallarmeano Frisson d'hiver, in cui la descrizione malinconica di un ambiente popolato di oggetti carichi di ricordi è scandita dal riferimento reiterato alle ragnatele che ornano le vetrate: (De singulières ombres pendent aux vitres usées.) [ ... ] (Je vois des toiles d'araignées au haut des grandes croisées.) [ ... ] (Ne songe pas aux toi les d' araignées qui fremblent au haut des grandes croisées.) 167

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