Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

nella pienezza del sentimento, ed è prodotto della convergenza della facoltà verso un unico punto». Ecco dunque che, grazie al simbolo del ragno nella sua tela, si è ripristinata un'immagine soddisfacente della coesione dell'esperienza spirituale, benché sia a un livello più basso, il livello della sensazione2 • Questa immagine del ragno come coscienza della propria tela, a sua volta estroflessione dell'io, coniugandosi a quella tradizionale dell'insetto costantemente proteso a fagocitare il mondo esterno (La Fontaine parla dell'«embuscade d'une araignée...»), consentirà a Valéry di paragonare felicemente l'attività creativa dello scrittore a quella di un ragno immaginario al centro del proprio universo di parole, e tutto proiettato verso gli elementi più disparati ed insignificanti che possano essere catturati: «M'immagino questo poeta - scrive in Au sujet d'Adonis - come una mente piena di risorse ed astuzie, fintamente addormentato nel centro immaginario della sua opera non ancora creata, per potermeglio attendere quell'istante della sua potenza che diviene sua preda. Nel vuoto profondo dei suoi occhi tutte le forze del desiderio, tutte le molle del suo istinto si tendono. Là, attento agli eventi fra cui sceglie il suo nutrimento; là, nell'oscurità più fitta, fra le reti e le segrete arpe che si è costruito col linguaggio, le cui trame s'intessono in preda a lievi ed incessanti vibrazioni, una misteriosa Aracne, musa cacciatrice, sta spiando»3. Senza la mediazione di un procedimento di sublimazione quale l'attività artistica, la creazione, il ragno diventa però o metafora narcisistica per lo più in chiave malinconica, o espressione di una pulsionalità violenta, al femminile, che lo assimila al male, al demonio. Nel primo caso, come afferma Charles Baudoin in Psychanalyse de V. Hugo, «il ragno minaccioso al centro della sua tela è [...] un eccellente simbolo dell'introversfone e del narcisi166

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