Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

Nella seconda acquistano durevole sembianza le tipologie vittoriane ed edoardiane, senza che venga mai meno la robustezza dei due registri stilistici, fra l'altro costruiti su eredità iconografiche molto diverse. La riassuntività disneyana è un dato programmatico: le bestie della Bella addormentata derivano riconoscibilmente dal bestiario degli arazzi rinascimentali, nel Libro della giungla disneyano ci sono scene in cui l'equivalenza dei negri con le scimmie è degna di un razzista dell'Alabama, Lilli e il vagabondo ammicca alla Hollywood fastosa delle commedie musicali. Un globale universo parallelo che, però, entra anche nel nostro, così come noi ci consentiamo frequenti ingressi, non solo durante l'infanzia, in questo altro mondo che spiega il nostro, che lo deride, che lo nobilita, che lo offende, che lo riempie di patetismo quando non lo immerge in un horror così trepido e cupo da rammentarci che Poe e Disney appartengono alla stessa cultura. L'Esopo che, ovviamente, entra nel sogno di ogni animalista, non è certo assente dai cartoons, ma assume una particolarissima, inedita specificazione, nell'opera, interamente realizzata nei fumetti, non nei cartoons, di due geniali creatori del mondo disneyano: Carl Barks e Floyd Gottfredson. Il primo è, autenticamente, il padre del Paperino più conosciuto, più amato, più imitato della storia dei comics. Il secondo ha raccontato Topolino per un quarto di secolo. Sono, apparentemente, come è stato spesso notato, due modi, quasi reciprocamente complementari, di descrivere, ma soprattutto di interpretare, la società americana. Barks, peraltro, è orientato anche a catturare metafore a cui si può benissimo affidare il compito di chiarire (o di aiutare a chiarire) che cosa si trova "nelle vene dell'America". Gottfredson scruta la storia, realizza paradigmi sociali, non dimentica di comporre trasparenti parabole politiche. Nel caso di Barks, la saga dei paperi de151

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