Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

Jackson, mostra perché la gerarchia del sistema nervoso appare così complessa: la ragione è che i movimenti tendono ad essere rappresentati unilateralmente nella misura in cui sono volontari, bilateralmente quanto più sono involontari, o automatici. Lo stesso vale per l'afasia: l'afasico mostra gravi deficit in un'attività volontaria ed altamente specializzata qual è quella della formazione di proposizioni, che è rappresentata solo unilateralmente, ma può spesso riuscire ad articolare spezzoni di linguaggio emotivo, involontario, controllato da entrambi gli emisferi. Ma l'afasia differisce dall'emiplegia in un punto cruciale: che mentre questa può risultare indifferentemente da una lesione dell'uno o dell'altro lato del cervello, la perdita del linguaggio deriva soltanto da un danno dell'emisfero sinistro. Questo però non vuol dire, per Jackson, che solo un emisfero impari il linguaggio: il sinistro è semplicemente l'emisfero più precoce, che cominciando ad operare per primo si specializza nei movimenti volontari che costituiscono il linguaggio proposizionale. È il passaggio fondamentale di questa argomentazione: sebbene entrambi i lati del cervello possano automaticamente "comprendere" il linguaggio, solo il sinistro è capace di andare oltre, divenendo cosciente - cosciente in parole - di questa comprensione. Ma l'emisfero destro non è del tutto incosciente: se manca della coscienza delle parole, non è detto che gli manchi anche la coscienza delle cose. Ed è proprio ciò che afferma Jackson: se la facoltà dell'espressione risiede in un emisfero, non è assurdo pensare che la percezione - il riconoscimento degli oggetti - risieda nell'altro. L'opposizione sinistra/destra, per Jackson, equivale alla relazione coscienza di parole/coscienza di cose, e rappresenta più profonde polarità: superiore/inferiore, recente/antico, complesso/semplice, flessibile/rigido, plastico/organizzato, volontario/automatico. Ce n'è abbastanza per fare l'apparato psichico di Freud: che infatti, nel suo primo libro, Zur Auffassung der Aphasien (1891), si appog139

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