Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

gia largamente a Jackson per attaccare il modello di Wernicke (1874), ancora fondato sulla "centralità" del concetto di «centro cerebrale». Poi Freud lasciò la neurologia ed inventò la psicoanalisi, ma non dimenticò le sue origini: la parentela tra la freudiana regressione e la jacksoniana dissolution, tra la psicologica rimozione e la neurologica afasia asimbolica, tra il sintomo psicoanalitico e gli automatismi verbali degli afasici, e soprattutto l'identificazione della coscienza con la rappresentazione di parola e del1' inconscio con la rappresentazione di cosa sono già stati ampiamente sottolineati dagli studiosi di Freud. E non dimenticò neanche la tradizione bicamerale che gli stava alle spalle: altrimenti non riusciremmo mai a capire perché - sebbene abbia sempre tenuto a sottolineare che la sua topica psichica non aveva «niente da spartire con l'anatomia» - nel presentare il suo nuovo modello di apparato psichico (1923) abbia «posato di sghimbescio», sulla "tempia sinistra" dell'Io, «un "berretto auditivo", il quale, secondo quanto ci attesta l'anatomia del cervello, si trova da una parte soltanto». È altamente probabile che un anglofono come R.L. Stevenson abbia scelto Hyde come nome dell'alter ego di Jekyll sentendo risuonare nelle orecchie l'eco del verbo to hide: perciò Hyde è il male che hides (si nasconde) in Jekyll - e in ogni uomo. E la tradizione bicamerale - una tradizione squisitamente medica, per cui le spetta di diritto il titolo di "dottore" - è il "doppio neurologico" che si cela nell'anima della nostra psicologia. O almeno, così mi pare di poter dire. Fulvio Marane 140

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