cellenza del confine. Unico a poterlo superare, il cane interviene quando si tratta di separare degli elementi che non dovrebbero essere confusi. La sua posizione ambigua impedisce che la continuità si instauri pur mantenendo una contiguità possibile tra i due mondi. È per questo che svolge un ruolo in determinati rituali, ivi compresi i sacrifici, in cui una congiunzione momentanea di elementi opposti deve essere seguita dalla loro separazione. Anche se classificato nella tassonomia indigena tra gli animali crudeli, solo il cane non è consumato e i Mkako considerano selvagge le popolazioni che se ne nutrono. Un tempo utilizzato nelle battute di caccia, oggi è diventato un semplice compagno legato a un solo padrone. Gli . si dà spesso nomi di animali (leone, gorilla, aquila), come a certi uomini del resto, e questo rafforza la sua posizione «d'umano metonimico» (Lévi-Strauss, 19626, 274). Tuttavia, le sue abitudini al villaggio non sono sempre culturali e spiegano perché evoca talvolta l'immagine dell'incesto. L'incesto non ha un nome specifico in mkako; lo si indica con il termine «sporcizia», mii (e i Mkako indicano in questo caso la polvere sul suolo); o anche, si può dire mbi, l'inverecondia perché, come dicono i Mkako, il cane si accoppia con chiunque senza preoccuparsi dei legami di parentela. In compenso, e contrariamente a numerose società in cui è sospettato di essere in relazione con la stregoneria, se non addirittura di essere lui stesso uno stregone (particolarmente tra gli Azande ma anche nel Camerun in popolazioni vicine dei Mkako), il pensiero Mkako dirotta questa rappresentazione verso il gatto. Raro nei villaggi, il gatto è l'animale degli stregoni che sono i soli che lo possono consumare. Le donne stregoni sono sospettate di partorire in segreto nella savana gatti strani, mostruosi, tangba, che popoleranno la foresta (e se persistono nei loro misfatti, partoriranno serpenti). Notiamo, per inciso, che all'inverso del cane, il gatto, quando passa dal lato 112
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