Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

invocata dagli iniziati. Il momento che ci interessa è quello della fase finale dell'iniziazione. La vigilia della loro uscita dalla savana, i neofiti sono inseguiti come selvaggina da sakumbo, avido della loro carne, e devono rifugiarsi tra i rami degli alberi se non vogliono essere divorati. Il giorno dopo vengono preparati per il loro ingresso al villaggio; è in questo momento che i grandi iniziati decidono di cacciare sakumbo per evitare che divori i «nuovi nati». Fanno venire un cane per farlo fuggire perché «lui non sopporta il cane, è il suo nemico». In questa occasione il cane ha un nome speciale, ndja «ngwale», ho mangiato, ho sbranato. I grandi iniziati sguinzagliano allora il cane e sakumbo fugge urlando. Posti momentaneamente dal lato del mondo selvaggio, in contatto con gli animali misteriosi, gli iniziati apprendono i misteri della «savana». Desocializzati, uccisi simbolicamente, tormentati con grande brutalità e braccati come selvaggina, non possono ritornare trionfalmente al villaggio senza che una rottura, capace di risocializzarli, dissoci nettamente il mondo della savana da quello del villaggio. Sakumbo deve sparire e perché ciò avvenga, occorre un cane. Questi riappare allora a livello iniziatico, dal lato della cultura. I due animali rappresentano due mondi antagonisti, ed è come rappresentante della cultura che il cane può far fuggire il mostro; il suo soprannome «ho mangiato, ho sbranato», evoca le rispettive abitudini alimentari: il cane si nutre degli avanzi del pasto cucinato degli uomini mentre il mostro manifesta gusti cannibalici. Il ruolo del cane è di porre fine all'iniziazione che afferma il dominio maschile e la generazione degli uomini tramite gii uomini. La posizione del cane varia dunque secondo il contesto simbolico: talora collocato dal lato della natura nelle classificazioni, talora dal lato della cultura all'epoca dell'iniziazione appare nel racconto come il simbolo per ec111

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==