Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

vi si addentra a beneficio del cacciatore. Altri animali potrebbero rappresentare questo va e vieni, ma il cane ha una caratteristica peculiare nei riguardi sia degli animali sia degli uomini, quella di essere in grado di passare impunemente dal mondo del villaggio a quello della savana. La figura del cane, come dicevamo, è-l'unica apparizione di un animale domestico nel dominio dei racconti, ciò che, del resto, è un altro modo di contrassegnare la sua doppia appartenenza. Questa inversione che fa passare il cane dalla natura alla cultura, non trova riscontro nelle classificazioni zoologiche dei Mkako, in cui il cane occupa un posto particolare in una categoria che è oggetto di numerosi interdetti alimentari e lo riporta per ciò stesso al mondo della savana e del selvaggio. Pur senza entrare nei dettagli delle categorie e delle proibizioni, vediamone egualmente le principali. I Mkako distinguono quattro classi di animali (bè r amu; sing. J1� mu): i serpenti (che sono senza membra e strisciano per terra), i pesci (che sono senza membra e vivono nell'acqua), gli insetti e i molluschi (senza ossa)2, gli «animali» in senso proprio. Quest'ultima classe si suddivide in tre sottoclassi a seconda della natura delle membra e delle estremità: gli animali con le zampe, con�gli zoccoli e con le ali. Questa classificazione, che si basa su dei criteri morfologici, è confermata da un'altra, fondata sulla potenza e sulla crudeltà, che oppone, indipendentemente dalla natura carnivora o no delle specie, gli «animali crudeli» (béI'amu gondju) agli altri. Gli animali crudeli costituiscono un insieme eteroclito: pantera, civetta, gorilla, scimpanzé, cane, bufalo, aquila, tartaruga, ecc. Proprio quando uno di questi animali viene ucciso nella caccia, bisogna praticare il rituale simbo per evitare la «cattiva morte» e la sventura. È anche la categoria per eccellenza su cui vertono i tabù alimentari che deve osservare un uomo, tabù che suo padre toglierà progressivamente fino a 109

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