Il piccolo Hans - anno XVII - n. 66 - estate 1990

me vittima sacrificale permetterà di proseguire la riflessione su questo tema e tenterà di chiarire i rapporti supposti come antagonisti tra il sistema classificatorio e il sacrificio. I Mkako vivono sulla frangia nord-occidentale della foresta congolese, dove coltivano il mais e, recentemente, la manioca. Sono organizzati in clan patrilineari esogami e l'autorità non supera di molto il livello del clan, in questa società acefala, priva di istituzioni politiche e religiose specializzate. Prima del loro insediamento definitivo imposto dalla colonizzazione all'inizio del secolo, il loro habitat non era fisso e dipendeva dalla fortuna della guerra o dalla caccia o, ancora, dai conflitti locali tra lignaggi concorrenti o tra clan. Ogni nuovo insediamento era inaugurato con un sacrificio collettivo, destinato a ottenere la benevolenza degli spiriti dei luoghi perché accordassero al villaggio una buona caccia, dei buoni raccolti, la salute e la pace. In questa situazione di fluidità sociale, la valorizzazione del fattore autoctono non ha potuto svilupparsi altro che in modo relativo, come del resto i culti degli antenati non hanno quasi avuto l'opportunità di acquisire una qualche preponderanza. Per lo stesso motivo, collegato inoltre con il passato di cacciatori dei Mkako, il piccolo allevamento - volatili, ovini e caprini, non ha mai assunto importanza. I Mkako non hanno né una cosmologia elaborata né miti espliciti della creazione e solo i racconti ci danno, in modo frammentario, degli elementi dell'universo simbolico. La scarna parola degli antenati esige solamente che gli elementi dell'universo siano separati tra la destra maschile e la sinistra femminile, e che la prima domini la seconda. Anche se è assai limitato nella sua enunciazione, quest'ordine è sufficiente per elaborare figure complesse. La principale rottura si stabilisce tra il mondo degli uomini 105

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