Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

eguale al padre) e gli innumerevoli (i semi, i fratelli) si richiamano a vicenda. Ma in questo scivolamento, e nel far apparire il degrado dei lineamenti del volto paterno, solo fissandone il corrompersi con la vernice di un algido argomento di teologia razionale, sfugge a Stanislao che a irrigidirsi è la sua stessa fisionomia. Così alla sua pretesa di estendere all'universo il grigio regolamento celibatario dell'autonomia irlandese («l'm a Home Ruler in the Universe, tao») Joyce, che avrebbe invece ricondotto all'interno della casa la vertigine del cosmo -è questo il senso della sua Heimkehr -, gli rimanda << comicamente»: «C'è uno strambo, tetro tocco olandese intorno alla tua fisionomia. Compiango la povera donna che si sveglia per trovarsela accanto sul cuscino». A cui viene da accostare un altro tocco olandese, quel tocco in Itaca che rimandq.. però a Spinoza con l'immagine «astronomica» di Molly e Leopold a letto, in riposo rispetto a se stessi e l'uno con l'altro, eppur ruotanti con la terra «attraverso i sentieri sempre mutevoli dell'immutabile spazio». L'Ulysses di Joyce allo stesso modo del corpus delle lettere di Van Gogh configura una cura preventiva della psicosi, un «come non diventare psicotici» che se non elimina il pericolo ripresentatosi alla fine per Van Gogh e indirettamente anche per Joyce con la malattia della figlia Lucia, apre però lo spazio di una sospensione in cui l'oscuro impulso «a un fare violento, a penetrare, a mandare in frantumi, ad aprire in qualche luogo un buco» incontra il freno che lo piega a perseguire l'infinito «come colui che discorrendo per la circonferenza cerca il centro». Sergio Finzi 9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==