Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

accontenta di considerare che, anche se si sente meno di un microbo nel sistema planetario, awerte l'assurdo di afferrriare di essere il solo a pensare e a volere nell'universo. Deve dunque esserci Dio, oltre non si sente di andare. . «Ah è questo che vai ruminando mentre giri intorno alla b�lla città di Dublino?». La reazione scherzosa di Jim è davvero sorprendente: mostra nell'arido argomentare del fratello, nel suo impacciato «Cogito ergo Deus est», quella sorta di fissazione omicida rispetto al padre indegno e ubriacone che costringerà per tutta la vita i movimenti di Stanislao e i suoi pensieri. E lo fa, di svelare il fondo nascosto dietro il problema dell'esistenza di Dio - per Stanislao quel padre non ha diritto di esistere -mostrando dietro l'immobilismo anchilosato del fratello la lentezza del moto ineluttabile che lo fa gravitare, come un corpo celeste povero di vita, intorno al corpo troppo amato della madre, identificata in una bella, popolosa città. La bella città di Dublino. Tra i due fratelli si gioca una grande partita morale in cui ne va del riguardo o dell'indifferenza rispetto alla forma del mondo. La fedeltà del minore alla madre morta lo porta a chiudere nel suo cuore ciò che si sforza di scacciare dal cielo: un «senso del peccato» che è in verità l'eredità, il deposito, il resto della detestata ebbrezza paterna. A questo «sense of sin» attinge l'esaltazione di un «sense of supreme responsibility» in cui balugina l'aspirazione di assumersi il compito, il modo di essere, dell'uccisore del padre. Come alleviato da questa usurpazione, da questa assunzione da parte delfratello più piccolo dell'ossessione edipica, James intraprenderà un programma ben diverso di riparazione, di riscatto della figura del padre, in cui risiede il pathos così peculiare di Ulysses. Il «giocare con le sillabe» di Stanislao diventa così il perfetto stilismo di Joyce e l'equivalente delle cure che Van Gogh dedicava al proprio studio: un senso di suprema responsabilità posto in quella che non si presenta come un'opera di «generazione» ma come un'opera di ri-produzione, 6

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