Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

2. Eaggancio con l'avanguardia storica: pittura e "scrittura" degli "stati d'animo" Ma veniamo alle convergenze e alle tangenze con la teoria e la pratica futurista prebellica. Contrariamente a certe semplificazioni che sono state fatte, quella del futurismo non è solo una poetica della esteriorità o della materia. Altrimenti - per esempio, e lo ha mostrato Calvesi - non si spiegherebbe perché un Breton, per la teorizzazione della sua scrittura automatica, abbia attinto non poco dal Manifesto tecnico della letteratura di Marinetti9• E poi-anzi in prima istanza-c'è la nota poetica, niente affatto marginale, della pittura degli stati d'animo, teorizzata e praticata da Boccioni. Dato che Bergson è il filosofo che vi sta dietro, il collegamento con la scrittura dell'interiorità è tutt'altro che eccentrico e remoto, anzi è del tutto storicamente obbligato (e basterebbe prendere in considerazione i taccuini di Boccioni per mostrarne l'evidenza10). Tesa a fermare sulla tela il dinamismo universale, la pittura degli stati d'animo11 accoglie tutta l'irruenza delle sensazioni che scardinano i fondamenti tradizionali della rappresentazione. Salta lo spazio prospettico, si moltiplicano e dematerializzano le figure. L'apertura totale all'emotività fa maturare l'obiettivo ambizioso di una rappresentazione integrale e simultanea di tutto quanto accade e ribolle nello «stato d'animo», dove si mescolano insieme, in un tutto inscindibile, soggettività percipiente, oggetto percepito e ambiente. Da qui - e cito la Prefazione al Catalogo delle Esposizioni di Parigi, Londra ecc. del febbraio 1912: ...la simultaneità d'ambiente, e quindi dislocazione e smembramento degli oggetti, sparpagliamento e fusione dei dettagli, liberati dalla logica comune e indipendenti gli uni dagli altri. 59

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