Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

post-impressionista, secondo indicazioni esplorative che poi furono solo parzialmente sviluppate nello studio di E.R. Steinberg (The Stream ofConsciousness and Beyond, 1973) o diversamente indirizzate da Joseph Frank nella sua nota ipotesi di una forma spaziale a fondamento delle innovazioni del modernismo in rapporto alle arti plastico-figurative (nel suo The Widening Gyre che è del '63). Da noi il collegamento del flusso di coscienza joyciano con le parole in libertà futuriste fu acutamente operato dal Flora nel suo Poesia e lmpoesia nell'Ulisse di Joyce, che è del '62, ma inserito, come si ricorderà, in una infelice lettura idealistica del romanzo, che equivaleva a un penoso fraintendimento dell'opus joyciano. Ma non rimprovereremo· alla critica anglosassone l'ignoranza del movimento futurista che-per le note contaminazioni con il fascismo- in Italia è stato tabù per quasi tutti gli anni '50, faticosamente riscoperto negli anni '60 e, nelle sue implicazioni e diramazioni internazionali (tuttora da esplorare), solo negli anni '70. Studi recenti-che sono ambedue americani, se risultano ormai relativamente documentati sul futurismo (voglio dire: non ipotizzano l'incontro di Joyce con i futuristi nel 1908, quando il movimento non era ancora nato, come fa Ellmann; non chiamano Boccioni Ugo come fa Kenner) gli dedicano poco spazio, accontentandosi di segnalare le analogie più vistose: così soprattutto è la monografia di Archie L. Loss (The work of James Joyce and the Visual Art, 1904-1922) che è del 1984: mentre il saggio-non a caso di una storica dell'arte-Io Anna Isaak (ora incluso nel suo volume The Ruin ofRepresentation, che è dell'86) è il primo a rituffare con cognizione di causa la sperimentazione di Ulisse nelle poetiche futurista e cubista, anche se stranamente l'accento batte soprattutto sul cubismo, pur quando il discorso coinvolge i nodi della simultaneità e soprattutto del dinamismo. 58

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