Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

L'anima e la città Il monologo interiore tra interiorità e esteriorità Con questo mio intervento1 mi propongo di verificare la legittimità critica di un decisivo aggancio del monologo interiore con l'avanguardia storica, in particolare con quella futurista. Il «metodo mitico» eliotiano è una buona chiave di lettura per tutto Ulisse, ma risolvendo la simultaneità nell'atemporalità del mito rischia di far perdere al monologo tutta la sua attualità contemporanea, così legata - a me pare - a quel concreto paradigma della modernità che è la città. Contro certe codificate collocazioni poi - che àncorano il monologo alla cultura tardosimbolista - varrà accertarne, anzitutto e umilmente, la filologia e chiederci se esse siano ancora credibili oggi, quando la fisionomia dei movimenti sperimentali è molto più precisa e sono più capillarmente note le loro articolazioni. Ri-interrogare l'avanguardia storica a proposito del monologo interiore mi sembra doveroso in quanto l'emarginazione di quella splendida stagione creativa non è solo quella degli anni '50 e '60 operata dalla cultura inglese (penso qui al Movement o a GrahamHough) ma è anche quella degli anni '70 e '80 attuata dai decostruzionisti americani che, in polemica con il neoclassicismo del New 52

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