Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

dell'amico è una poesiola: Sono il più gran fenomeno di cui si sia mai detto ho per mammà un'ebrea, per babbo un uccelletto! [quello che qui è accennato è proprio la discendenza dal godimento del padre, «per babbo un uccelletto», un uccello, un pene] Per Beppe il falegname son di parer contrario perciò beviamo a tutti, discepoli e Calvario, ho metodi assai nuovi che sorprendon gli sciocchi, per dar la vista ai ciechi getto polver negli occhi [il mago Sabbiolino, no?, l'esplosione di sperma, di seme, la disseminazione bruciante gettata negli occhi] Ritorna dunque nel romanzo, nell'Ulisse, non la confessione dell'orda di immagini bestiali, che travolge le riserve e devasta la memoria, attraversando come un fulmine il cielo rovesciato della mente, ma solo e all'inizio, il connotato animale, che è ora isolato, in primo piano: la faccia dell'amico Mulligan, «equina» nella sua lunghezza. Ed è come se il connotato animale consentisse a che la materia spermatica perdesse la sua violenza. I grani di polvere che feriscono gli occhi si sono trasformati in «grained», la precisa descrizione della chioma, chiazzata, che evoca la venatura del legno e la grana di pelle, cuoio, ma anche i chicchi; questa chioma è «sgranata», ma i chicchi, i granelli, i semi non accecano più come nel mago Sabbiolino di Hoffmann, non grandinano contro gli occhiali del giovane psicotico di cui ho parlato in Misurazione, calco e originale in un caso di psicosi infantile. Capelli che sono «grained» e «hued», sfumati, come quercia pallida. E la gradazione, che riappare nel verdemoccio del moccio lavorato, «nuovo colore pittorico per i nostri poeti irlandesi», apre alla figura della madre. È attraverso questa rievocazione, e la funzione ripresa da Molly sarà appunto 50

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