percosso). Qui invece riappaiono i segni del volto del padre, le strisce, le macchie, i caratteri che dovevano appartenergli nel lontanissimo tempo delle origini - ma anche su questo torneremo1 • In primo piano è dunque la questione del padre, che ci viene presentata sia dalla Descent ofMan che dall'Ulisse di Joyce. Questione, per tanto tempo affrontata con leggerezza, in un dibattito assolutamente frivolo, sull'Edipo, sull'Anti-Edipo, o sul superamento di questi riferimenti che è in sé e per sé insostenibile. Il padre azzoppa l'isterica, punisce l'irrisione dello psicotico divorandolo, castra il nevrotico, lascia il perverso a meditare con un osso in mano. In posizione di causa, però, non c'è lui, il padre, Adonai, Abba, come lo invoca Bloom nell'Ulisse, soccorritore, che rapisce Bloom sul carro di Elia; in posizione di causa, in questione, c'è il suo godimento. Tutto l'Ulisse macina, lavora e trasforma l'orrore di questo godimento. Incominciamo così a veder� i nuclei germinali dell'Ulisse, da che cosa viene l'Ulisse, consideriamone l'antefatto; studieremo poi la partenza della Descent, il primo bellissimo capitolo. Vediamone allora l'antefatto. Stephen ha conosciuto l'orrore del godimento del padre, l'orrore di una volgarità che brucia la mente. Questo orrore era condensato in un frammento del manoscritto del Portrait of the Artist as a Young Man, un frammento che esisteva nel manoscritto e che poi Joyce ha tolto. Ma lo ha tolto soltanto per farlo lievitare, per farlo riapparire nell'Ulisse. Il frammento soppresso infatti diviene il seme della «Telemachia.»: il motteggiare esasperato dell'amico di Stephen, Doherty, vi ricompare spostato d'ambiente, non più situato come nel frammento del Portrait nella cucina materna, ma riportato, se vi ricordate l'inizio della «Telemachia» nell'Ulisse, su una torre: su una torre, la torre Martello, si ritrovano Stephen e Doherty, che ha cambiato nome ed è diventato Mulligan e lo scenario è lo stesso del mago Sab48
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