Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

«muscolare», cioè di un'azione senza azione così come si manifesta, per usare i termini di Hopkins, per esempio, attraverso i nervi e i muscoli delle parole. Quello che ci aveva interessato era stata tutta la grande tematica dei muscoli del pensiero: la tematica che ci ha portato a studiare il concetto di «ragione periferica» di Hermann, che ci ha portato a interessarci della creatività, delle tecniche, del disegno, della silhouette. Ora, da questo orizzonte, che chiamerei del pensiero muscolare, abbiamo scoperto nella dimensione limitata, ristretta, in cui apparentemente non c'è azione, c'è solo parola, dell'analisi, abbiamo scoperto invece una dimensione dinamica, la dimensione di un'azione tutta racchiusa nelle parole, o nei sogni, che è movimento del disegno, del gioco, della creatività, del talento, o, se volete, movimento, anche, della ginnastica. Ecco, da questa dimensione di movimento noi invece approdiamo a una dimensione che non temo di definire «statica», approdiamo a uno standing point, alla prospettiva di una «natura morta», ma proprio con questa qualificazione di «still life», una natura quieta, da cui ci si presenta un nuovo universo di segni, un nuovo universo rappresentativo che, come vedremo, sarà l'universo della luce e dei colori. Cerchiamo allora di fare un altro passo per approfondire il perché ci rivolgiamo quest'anno allo studio di Darwin e di Joyce. Ci rivolgiamo a Darwin e a Joyce perché la vita umana- come abbiamo visto in questi anni- è lavorazione della lettera, manipolazione tecnica, artistica, scientifica del nome del padre. Darwin, Joyce: come si pongono in relazione a questa lavorazione, a questa manipolazione artigianale della lettera in cui il soggetto fa qualcosa del suo destino? Darwin sempre inchiodato allo stesso posto, riconosce la propria esistenza, reduce, anche lui, dai lunghi viaggi intorno al globo, come quella di un animale a cui ha dedi33

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