na, e verte sulla chiusura o l'apertura di una porta, quella del Castello che si trova sul promontorio di Howth a Dublino. Chiusa fuori all'ora dei pasti, la piratessa Grace O'Malley (realmente esistita nel Cinquecento), per vendicarsi dell'affronto, rapisce il figlio del castellano: ciò spiega perché, da quell'epoca in avanti, la famiglia St Lawrence, trovandosi a tavola, per tradizione teneva la porta aperta. Her Grace a'malice (21.20-21) è maliziosa, e viene designata nella fiaba con una parola composta: è la Prankquean. Va notato che Joyce mette in risalto la grafia meno ovvia, quean; il senso più alto e evidente, queen («Domina nostra»), qui non esclude l'aspetto più umile di questa Donna rappresentativa; a lei difatti si addice perfettamente pure l'altro esito, quean, parola della malavita che vale prostituta. Prank, sostantivo, vuol dire «scherzo»: «uno stratagemma scherzoso, con lo scopo di divertire» («a trick of a frolicsome nature or one intended to make sport», dice l'Oxford English Dictionnary), ma vale pure al livello della fiaba il senso arcaico di un'azione più crudele, «a trick of malicious or mischievous nature»; né manca il lato magico del vocabolo: prank è incantesimo, «a trick of magie, conjuring or the like». Quest'essere femminile, the Prankquean, si presenta most godesslike pranked up, come la shakespeariana Perdita, che sotto le mentite spoglie di pastorella era in realtà una principessa (The Winter's tale, 4.4.4.); dove il verbo, prank significa «vestirsi, addobbarsi in modo vistoso, sgargiante», e, inoltre, «fare capriole o danzare». È provocante questa donna che si presenta. L'Incipit: siamo nella prima fase del mondo, in an ald stan eld (21.5), quella di Adam and his madameen, un cenno alla pluralità di rapporti vichianamente intesa, ma non immemore neppure del catalogo del mozartiano Leporello. I giganti, che allora imperversavano, erano senza legge e senza fissa dimora9 • Finnegans Wake inizia con la 194
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