Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

ogni sequenza, anche ad apertura di pagina, porterà un'impronta, diciamo, genetica; dice Joyce, ex unque leonem. Un testo stratificato in modo orizzontale com'è questo, oppone una certa resistenza a qualsiasi lettura che ambisce ad essere troppo semplicisticamente lineare. La sua figura preferita - e non a caso - è una coincidentia oppositorum di esplicita derivazione bruniana. Funge da titolo la comicità di una veglia funebre, Finnegans Wake, durante la quale il defunto inopinatamente e inopportunamente si risveglia; ma se il tragico è comico, il lettore non perderà mai di vista il corollario, che lo stesso comico è a modo suo tragico. È il bisticciò che mette a nudo la Storia. Eccoci davanti alla letter! Quale messaggio ci porterà? Quali chiarimenti sul nostro passato? Quali verità saprà rivelarci? Non è da escludere però che si tratti in realtà di litter, di un cumulo di rifiuti, davanti al quale ogni nostro sforzo interpretativo approderà forzatamente alle moltiplicazioni presenti di tutti i guai di sempre. Al livello della trama, ci si sforza a decifrare le ambiguità di un testo epistolare; la lettura della stessa Finnegans Wake rappresenta uno sforzo analogo. In questo senso, sono ricorrenti nel testo le contrapposte esperienze storiche di vincitori e vinti. Ecco un esempio di un solo sintagma che rappresenta contemporaneamente le due facce della medaglia: arms apeal with larms, appalling (4.6-7). Le armi (arms) dei primi risuonano (peal) con rumore (Larm, tedesco); la scena contraria è da accademia neoclassica: le arms ora sono braccia, appellanti (appealing) non senza lacrime (larmes, francese); appalling esprime lo stesso rapporto, «agghiacciante» per i più deboli, ma stendendo su tutti quanti il drappo funebre, il pall. Finnegans Wake è un testo che si nutre di miti; è un intreccio di leitmotiv vichianamente ricorrenti; ogni uomo 192

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