citamente stravaganti, come build serve solo a rinforzare il discorso) si riduce all'atto pratico a esiti poco redditizi (in un momento in cui imperversano i computer) del tipo sincere,circle,scissors,psychology, tutti, strano a dirsi, allitteranti3. Sotto questo profilo, l'inglese non può certo venire accusato di schematismo, di povertà; di poca razionalità sì. L'infante, che impara ad esprimersi, non si aspetta neppure che ci sia legame tra la rigidità dello spelling e le diversità delle varie rese fonetiche determinate da fattori o regionali o sociali. La grafia in sé risulta a tutti gli effetti neutra, e si presta ad essere manipolata: almeno nel senso in cui, bisogna avvertire, un testo come Finnegans Wake andrebbe letto idealmente con l'accento anglo-irlandese di cui porta evidenti segni4 • A questi fattori va aggiunta la ricchezza lessicale di una lingua in cui non si è mai diffidato del neologismo e che, sin dall'inizio, ha sempre dimostrato una spiccata predilezione per le parole composte, fonte ancora oggi di nuove e spesso sorprendenti ridefinizioni. Joyce si diverte a proporci l'esempio estremo di un incastro come questo (FW 3.22): upturnpikepointandplace, analizzabile in upturn (rovescio/ rovesciare), turnpike (barriera da pedaggio), pikepoint (punta di lancia), tutti e tre da riferirsi ad un pointandplace che il lettore già avvertito saprà situare a colpo sicuro all'interno di una precisa geografia locale, quella di Dublino. In italiano, la paronomasia, il bisticcio, solitamente comporta l'alterazione: dà esiti del tipo traduttore I traditore e donna I danno; non diversamente dalla prassi joyciana dove, tipicamente, la Caduta del protagonista, la sua personale Fall, che prende forma grafica autoesplicativa, phall, per lui, per HCE, è il finish, ma, con spostamento appena percettibile, è lo stesso nome del parco dove il fatto è avvenuto, a suggerirci un esito più promettente: si tratta di un incidente, parte di una pharce più gene190
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