Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

corsi dublinesi effettuati dai vari personaggi) perdendo la forza insita nella dinamica temporale, ma permette all'autore di esplicitare come le strade di Dublino formino un ulteriore labirinto inglobato nel testo. L'episodio settimo («Eolo») si distribuisce per sessantatre brani marcati da un titolo (che rende ogni brano tipograficamente omologo a un trafiletto, in accordo col contesto della redazione di un giornale). Il lunghissimo quindicesimo episodio («Circe»), mima la struttura del testo drammatico e teatralizza momenti notturni «effettuali» nel quartiere dublinese dei bordelli oltre che sogni a occhi aperti e incubi di Bloom e Stephen (qui le isotopie della realtà e della fantasia si confondono sistematicamente). Il diciassettesimo episodio, «Itaca», si struttura per domande e risposte, e mima l'andatura del catechismo, esplicitando ogni dettaglio descrittivo e passaggio logico al punto di deformare gli eventi in un «divertimento» che manifesta l'insensatezza di ogni tentato rispecchiamento e di ogni presunta riproduzione fedele del «reale». La varietà delle «strategie compositive» concorre alla disposizione poli-labirintica delle forme significanti, anche perché esperienze, eventi, memorie, temi, motivi ritornano (nell'arco di una «giornata») variati e rivariati, producendo, da una parte, un eccesso di differenze (sul piano dell'espressione), e dall'altra, un eccesso di somiglianze (sul piano del contenuto) finendo per ingarbugliare sempre di più i percorsi del senso, bloccandone la manifestazione chiara e distinta nello spessore di veri e propri nodi narrativi. Se si tenta di sciogliere questi nodi, più che ottenere il dipanamento in un lineare filo di Arianna, utile per orientare i propri passi, si termina per ispessire la consistenza del labirinto molteplice, innalzando nuove mura, determinando ulteriori anse, trompe-l'oeil, esche. Per esempio in «Circe», nel bordello di Bella Cohen, 18

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