Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

ra di questo capitolo che di qualsiasi altro. In una lettera a Budgen, datata Michaelmas 1920, Joyce scriveva che aveva lavorato su alcuni dettagli in «Circe»: «Which by the way is a dreadful performance. lt gets wilder and worse and more involved but I suppose it will all work out» (Letters, 1:147)8. Durante l'elaborazione, la parola chiave che ossessionò Joyce fu «moli» - la pianta che Mercurio aveva dato ad Odisseo e che lo rendeva immune dai serpenti di Circe, i quali facevano impazzire gli uomini e li trasformavano in maiali. Nella medesima lettera a Budgen, egli scriveva: Moly is a nut to crack. My latest is this. Moly is the gift of Hermes, god of public ways and is the invisible influence (prayer, chance, agility, presence of mind, power of recuperation) which saves, in case of accident. This would cover immunity from syphilis (m'.,qnÀ.Lt = swinelove?). Hermes is the god of signposts: i.e. he is, specially for a traveller like Ulysses, the point at which roads parallel merge and roads contrary also. He is an accident of Providence. In this case the plant may be said to have many leaves, indifference due to masturbation, pessimism congenita!, a sense of the ridiculous, sudden fastidiousness in some detail, experience. (Letters, 1:147-8)9 • La lettera è tipica del modo di scrivere che Joyce adottò dal 1920. V'è promessa di interpretazione, ma immediatamente il tutto si moltiplica in un elenco indefinito di etimologie che si concentrano sul materiale verbale piuttosto che sulla sua base storica. Ma ciò che è importante per il nostro discorso è l'enfasi data, all'interno dell'elenco, al caso e all'accidentalità. È questo caso che mette a confronto Stephen con Bloom, un uomo che non rientra nelle categorie dublinesi di razza e religione e che dunque offre un'alternativa alla dublinese griglia interpretativa paralizzata. 163

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==