Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

fiamme1 ; così come il problema della «lettura» confrontata con la tradizione critica allora dominante è parte delle tematiche dell'Ulisse, laddove Stephen, nella Biblioteca Nazionale, dà voce alla sua interpretazione di William Shakespeare. Dar voce è, in questo caso, il verbo appropriato: tutta l'enfasi di Stephen infatti è posta sulle forze dell'enunciazione, l'atto con cui nello stesso tempo egli potrà estorcere un significato da Shakespeare e un'identità per se stesso all'interno del movimento letterario irlandese. È giocando sull'enunciazione che, nel primo capitolo, Mulligan deride il rifiuto di Stephen di informare Haines della sua teoria: «The sacred pint alone can unbind the tongue of Dedalus» (U:24)2; e nel corso di tutto il libro è la voce ad offrire una garanzia di paternità e di eredità: «You're your father's son. I know the voice» (U:48)3 • Ma l'impossibilità per la voce di possedere il significato completo di ogni affermazione si dimostra nel momento stesso in cui per la prima volta si fa riferimento all'interpretazione di Shakespeare: - Pooh! Buck Mulligan said. We have grown out of Wilde and paradoxes. It's quite simple. He proves by algebra that Hamlet's grandson is Shakespeare's grandfather and that he himself is the ghost of his own father. - What? Haines said, beginning to point at Stephen. He himself? Buck Mulligan slung his towel stolewise round his neck and, bending in loose laughter, said to Stephen's ear: - O, shade of Kinch the elder! Japhet in search of a father! (U:24)4 • La confusione di Haines è causata dall'ambiguità del pronome «he», un'ambiguità messa in risalto dal riflessivo «he himself». In qualsiasi sequenza linguistica il pronome «he» può essere interpretato sia anaforicamente, 160

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