Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

NOTE 1 Hans Walter Gabler, Uiysses. A Criticai and Synoptic Edition, New York, Garland Publishing Co., 1984 (3 vols). 2 Richard Ellmann, James Joyce, New York and London, Oxford U.P., 1959 (nuova ediz., 1982; trad. it., Milano, Feltrinelli, 1964); James Joyce, Uiysses. A Facsimile of the Manuscript, with a Criticai Introduction by Harry Levin and a Bibiiographicai Preface by Ciive Driver, London, Faber & Faber, in association with the Rosenbach Foundation, Philadelphia, 1975 (3 vols.); The James Joyce Archive, ed. by M.Groden con H.W.Gabler, D. Hayman, A. Walton Litz and D. Rose, New York, Garland Publishing Co., 1977-79 (63 vols.). 3 Quello che Gabler chiama «testo genetico» è una ricostruzione sinottica della crescita di Uiysses nelle fasi che vanno dal manoscritto destinato alla stampa (il Rosenbach Ms) all'edizione del 1922. La ricostruzione, codificata in un complesso sistema di segni diacritici, occupa i verso dell'edizione in tre volumi, che nei recto riproduce il testo criticamente stabilito. 4 Jerome McGann, «Uiysses» as Postmodem Text, «Criticism», XXVII, Summer 1987, p. 291. 5 Vedi Jean Bellemin-Noel, Le texte et l'avant-texte, Paris, Larousse, 1972, p. 17 e passim. Sui problemi teorici connessi con lo studio dell'avantesto di Uiysses mi sono soffermata nel saggio The New '« Uiysses» Between Phiioiogy, Semiotics and Textuai Genetics, «dispo­ !;itio», 30-32, XII, 1987. 6 Il primissimo stadio della composizione di Uiysses è una racwlta di annotazioni. Secondo la testimonianza di Frank Budgen (James Joyce and the Making of «Uiysses», London, Greyson, 1934, p. 177), Joyce appuntava le sue «notes» su foglietti di carta che venivano poi raccolti in grandi buste gialle o su quaderni. Queste an- , notazioni vennero in seguito ricopiate da Joyce su grandi fogli di carta, sulla base di una approssimativa divisione per ciascuno degli episodi del romanzo in cui intendeva usarle; Joyce passava quindi alla prima stesura continua dell'episodio, e in questa incorporava gran parte delle note, barrandole nel foglio dove le aveva prima trascritte con matite di vario colore (una spiegazione del tutto coerente dell'uso dei colori in questa fase della composizione non è ancora stata suggerita); gli episodi vennero quindi trascritti in una «bella copia» da consegnare al dattilografo (il manoscritto che è oggetto del presente studio), che tuttavia è una riscrittura che presenta sempre profondi mutamenti rispetto alla stesura precedente. Inizia a questo punto la fase di trasmissione del testo: il dattiloscritto e i molti giri di «placards» e bozze impaginate, una fase nella quale Joyce, fino all'ultimo, continuò a variare il testo aumentandolo di circa un terzo. Per quanto non tutto il materiale descritto sia conservato, l'avantesto di Uiysses rimane sterminato. 7 La distinzione è formulata da Henri Mitterand (Avant-propos, in Leçons d'écriture. Ce que disent ies manuscrits, a cura di Almuth 154

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