lata. Come se non bastasse, poi, nell'episodio si insinua a tratti una voce diversa: quella mutevole e imprendibile alla quale è possibile assegnare la responsabilità degli squarci parodici; voce, questa, che il lettore percepisce come gerarchicamente superiore a quella del narratore personale, voce che conosce la narrazione in prima persona ma è da questa ignorata, che propone il proprio punto di vista spesso in contrasto con quello del narratore personale, e che impone il proprio discorso alto-mimetico mettendo a tacere, o sospendendo, il discorso basso-mimetico della «low comedy» che appartiene agli avventori dèl pul!> e all'«io» che li narra. Veniamo, dunque, al commento. L'aggiunta a margine della riga 11 («I'm told those jewies have a <sort of> queer odour coming off them for dogs») si inscrive con ogni evidenza nel gioco enunciazionale descrittQ sopra: il narratore personale riferisce una informazione ricevuta («I'm told...») a mo' di spiegazione del comportamento del cane («the old dog smelling him all the time», rr. 1011). Il frammento aggiunto è introdotto da «I»; pone, dunque, esplicitamente la persona del narratore dichiarando la sua responsabilità dell'enunciato che segue. Al tempo stesso, l'«io» pone di fronte a sé il «tu» allocutario, con una implicita richiesta di attenzione ed, eventualmente, di consenso. Il soggetto dell'enunciazione, insomma, sta per produrre un enunciato il cui contenuto immagina, o spera, condiviso dal proprio destinatario. A questo livello (interno) di enunciazione se ne sovrappongono però altri, che consentono letture orientate diversamente. Perché in una zona più «esterna» vi sono altre componenti della situazione· comunicazionale che «dominano» i messaggi che passano fra i due interlocutori; l'autore e il suo delegato testuale, !'«arrangiatore» del testo, l'autore-lettore nell'atto della rilettura-riscrittura e, in simmetria speculare nella zona di ricezione, il lettore critico, implicito ed empirico sono, certo, garanti di 144
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