Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

rio o futilità che si voglia); e quello, dunque, in cui più marcatamente ciò che si dice richiede una connessione con la prospettiva di chi dice. Ecco, dunque, apparire in RMs un responsabile intradiegetico della narrazione; ecco, questo narratore, del quale si inventa anche il mestiere (è «collector of bad and doubtful debts», un esattore, dunque), in primo piano nella prima parola del manoscritto che è, appunto, «I», perché sia subito chiaro che il distacco (e forse anche la simpatia) del narratore impersonale non è qui consentito. Dice David Hayman: This is the voice of Dublin giving us, for all its hyperbolic language, the "straight dope", a voice appropriate to low comedy, a genial mocker19. Le ipotesi su chi sia questo narratore, questo «unfriendly witness»20, che appare per la prima volta nel dodicesimo episodio e che in seguito non vedremo più, sono naturalmente vane, per il fatto che la volontà del testo è abbastanza chiaramente orientata a non fornirne che pochi dati e a presentarlo, invece, soprattutto come voce dello scherno e dell'opinione comune. Più interessante, invece, è cercare di individuare la circostanza di enunciazione della storia: quando, dove e a chi, cioè, questo narratore racconti ciò che è accaduto intorno alle cinque del pomeriggio del 16 giugno 1904 nel pub di Barney Kiernan, a Dublino. Sulle circostanze fisiche e temporali della narrazione di «Cyclops» è ancora David Hayman ad avanzare una ipotesi interessante, deducendo dal rilevamento di indici temporali o di altra natura che gli eventi siano raccontati più tardi nello stesso giorno ad un ascoltatore muto (e come il narratore senza nome), di nuovo in un pub, di nuovo fra un bicchiere e l'altro, nella speranza di spillare qualche bicchiere di birra al destinatario della narrazione21. 131

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