Il piccolo Hans - anno XVI - n. 64 - inverno 1989-1990

L'episodio della lettera ritrovata dalla gallina, della sua descrizione e interpretazione, è strutturato da un fantasma: il fantasma è il famoso Book of Kells, il prezioso salterio miniato irlandese del VI/IX secolo, seppellito per salvarlo dagli invasori danesi e ritrovato secoli dopo, molto danneggiato («That's the point of eschatology our book of kills reaches for now in soandso many counterpoint words. What can't be coded can be decorded if an ear aye sieze what no eye ere grieved for», 482). Il rimando è pacifico, critici e commentatori sono d'accordo nel riconoscere nella sequenza delle pagine 119-123 una vera e propria parodia del linguaggio usato da sir Edward Sullivan nell'analisi di quel testo medievale. Ma il Book of Kells è, per suo conto, un fantasma alla seconda potenza, fantasma di un fantasma: figura di quel Libro-modello, Libro assoluto cui fa frequente riferimento Mallarmé, e il lettore ne ha sottomano la macroapprossimazione in Finnegans Wake. Attraverso mediazioni successive, ciò che si predica in queste pagine della lettera ritrovata, rimanda a FW; ma avviene anche il movimento contrario. «Per quanti dubbi possiamo nutrire circa il senso complessivo della cosa, l'interpretazione di ogni frase, il valore di ogni parola nella frase appena decifrata... qualcuno in qualche modo, in qualche posto, l'ha scritto, l'ha scritto nella sua integrità. E questo è il punto» (117-118). E il punto è: l'infinita mutabilità, contingenza del Tutto: «chaosmos of Alle». Ecco ricondotti alla «oldworld epistola» (117). Ogni lettera presuppone una firma - anche se formalmente mancante. È nel rapporto fra questo segno (la firma) e il contro-segno del nome del destinatario (ciò che potremmo chiamare la sua controfirma) che si stipula il patto da cui emerge la lettera in quanto messaggio, comunicazione - insomma, la competenza della lettera. La questione della «signature joycienne» trova un'ampia di108

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