Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

bile solo nella determinazione delle lettere scritte, e viceversa. Infatti come vetrata è madre rimanendo vergine - forma e fine -, come sigillum linguistico stampa rimanendo intatta - dando luogo alla certezza, ma rimanendo dalla parte della verità. Due occasioni per vedere in Maria questo rapporto integrato di determinato e indeterminato sono la discontinuità spazio-temporale che essa custodisce: al livello del­ ·1a storia dell'umanità e della geometria celeste12; e - in particolare per l'inchoatio della luce e della lingua - il suo movimento: ricettiva della discesa del divino e soggetto che si costituisce nella sua ripetizione nell'assunzione13, ma anche nel suo affrettarsi14. Più sotto si cercherà di fornire qualche esempio di come questi due problemi attingano il livello della sublimità, stabilendo così un reciproco rapporto di implicazione che tende a chiarirli. Nella selva dei possibili moti intercategoriali (secondo la quantità, la qualità, la sostanza, il luogo), quello dell'incontro col divino è modello, unifico, di sublimità. Da questo punto di vista si potrebbe pensare che l'integrazione nell'allegoria di Maria di tutti i motivi del moto possa costituire una preconizzazione·della definizione di una legge universale del moto di tipo pre-galileiano, e una descrizione, forse «veluti somniantes», dell'unità conquistata della fisica, senza barriere fra mondo sublunare e mondo celeste - d'altn;mde tutte le similitudini Luna-Maria presenti in Dante e in altri autori15 possono esser viste giustamente come una critica al limite dei due sistemi, condotta sul limite. Anche una sommaria dossografia potrebbe autorizzare a seguire questa suggestione; in più, i grandi studi della Maier sui «predecessori di Galileo»16 e sui fondamentali concetti della fisica medievale in trasformazione17 documentano una tensione culturale della quale partecipano anche gli sforzi delle rappresentazioni teologiche e mistiche; in generale, inoltre, le discussioni 94

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