Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

trasmettono informazione sulla natura della nostra vita interiore[...] Le strutture ritmiche sono forme espressive ed elementi conoscitivi»45. Affiancandosi a Fraisse, egli ritiene che le tensioni articolatorie del verso riproducano il binarismo delle funzioni vitali elementari: tensione/distensione,attesa/soddisfacimento,eccitamento/quiete, espansione/rilassamento; così inteso, il ritmo è un vero e proprio «trasmettitore» della vita mentale nelle sue più basilari strutture. Shapiro/Beum (1965) s'avvicinano alla posizione di Baudelaire (che vedremo tra poco), in quanto per essi la ritmicità poetica «è sempre evocatrice di sentimenti intensi e sembra anche esprimerli. Essa è indubbiamente legata agli aspetti arcaici, emozionali, istintuali della nostra natura»46 . Il ritmo come proiezione di affettività inconscia è giustappunto il vertice da cui il pensiero psicoanalitico s'accosta al ritmo in poesia. Il grande etnomusicologo Marius Schneider (1970) ritiene senz'altro che il ritmo venga sempre esperito a livello inconscio; il ritmo ha un valore analogico ed unificante proprio a livello subconscio: gli aggregati che esso organizza producono senso tramite una scansione «che raggruma e comprime gli elementi dati e li confonde per rifonderli»47. Non è difficile scorgere qui due illustri protagonisti del lavoro onirico: lo spostamento e la condensazione. Lusson (1975) sembra dare del ritmo una definizione compendiosa e neanche troppo originale: «Il ritmo è la dialettica sequenziale del medesimo e del differente»48 . In realtà, l'orizzonte dischiuso è ampio. Noi sappiamo dalla psicoanalisi che il principio di realtà opera attraverso la differenza e la differenziazione (rapporti di storicizzazione, messa in relazione di un dentro e di un fuori, di un prima e di un dopo, di un'unità e di un insieme); mentre il principio di piacere opera in modo che la differenza si cancelli, il dopo possa apparire come ritorno del prima, 82

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==