Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

Quinto tempo: Franco Pomari, Coinema e icona, Milano, Il Saggiatore, 1979 Eccoci finalmente alla coinoanalisi vera e propria, alla coinematica applicata; ecco, come recita il sottotitolo, una nuova proposta per la psicoanalisi dell'arte. Il volume si struttura a tre livelli: riproposizione della teoria coinemica; considerazioni coinemiche sull'a;te, particolarmente sulle arti visive (ma c'è anche un capitolo sul teatro visto come elaborazione dell'incubo); analisi coinemica di alcuni quadri (riprodotti a colori fuori testo). «L'uso ermeneutico del decentramento di ogni segno linguistico rompe un preciso tabù posto da Freud alla "serietà scientifica" dell'ermeneutica psicoanalitica»: con questa affermazione a favore dell'interpretazione simbolica, che rivaluta Stekel e affossa definitivamente Freud, inizia questo libro di sapore vagamente teologico (il coinema vi è esplicitamente paragonato a Dio). Gli accenni antilacaniani non tardano ad arrivare: i coinemi sono «immagini-parole elementari, più vecchie della nostra nascita, ma anche più vecchie del nome del padre, che sarà d'ora in poi visto come un coinema tra altri» (p. 4); tutte le cose possono dire «chi vede noi non vede il "Nome del Padre", ma vede un significato-padre, che ci ha generate come significanti» (p. 20). La relazione segnica coinemica, essendo fondata su una coafferenza di correlati (es. «l'animale grande sta all'animale piccolo come il padre sta al figlio») e dunque su rappresentazioni-di-cosa, è innanzitutto un fatto iconico: ecco perché, se «il sogno può essere definito come il linguaggio iconico primario» (p. 27), le arti visive sono immediatamente istituzioni oniriche. La pittura moderna, in particolare, oscillando tra onirofilia (messa-in-scena del desiderio) e onirofobia (rifiuto della raffigurazione), rivela l'impossibilità della tautologia e dell'.in-significanza, giacché anche un significante privo di significato lin62

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