Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

sa che capiton è termine da couture). Per la teoria coinemica, infine, «lo stadio dello specchio è il momento accidentale nel quale si mette in moto un elemento disposizionale specifico» (p. 309); il volto allo specchio non ha a che fare con l'autoriconoscimento, e va considerato piuttosto - come ogni volto umano - il significante del coinema Seno Buono. Diamo un'occhiata agli Scritti lacaniani (Torino, Einaudi, 1974). Già nel '57 Lacan si lamentava del fatto che «gli psicoanalisti sono stati esclusivamente affascinati dalle significazioni rilevate nell'inconscio» (p. 508) e insisteva: «l'inconscio non è il primordiale, né l'istintuale, e di elementare conosce solo gli elementi del significante» (p. 517). «Può sussistere un'ambiguità, e cioè se non sia il significante a seguire la legge del significato. Ma non è così a livello della messa in questione[...] della sua esistenza in quanto soggetto» (p. 546). L'intenzione di Lacan è di rettificare «la deviazione che l'inconscio, nel senso di Freud, ha subito dalla mistificazione del simbolo» (p. 706); per questo è drastico contro l'ermeneutizzazione della psicoanalisi operata da Jung: «la psicoanalisi[...] non può in alcun modo porsi come un rito di passaggio ad un'esperienza archetipica» (p. 798). Ma Pomari cambia le carte in tavola: dopo aver ammesso la coincidenza tra teoria degli archetipi e teoria dei coinemi, lamenta che nel concreto «gli archetipi di Jung appaiono come dei significanti coinemici, non come dei significati» (p. 91). «Troviamo in Jung la tendenza a privilegiare l'espressione rispetto al contenuto, e a metterla poi al posto del contenuto. In ciò può essere confrontato a J. Lacan» (p. 92). La «valorizzazione della cultura» instaurata da Jung è «analoga alla supremazia del significante in Lacan» (ibid.). Morale della favola: è il lacanismo il nuovo junghismo. 61

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