di oggetti culturali in generale), nuova psicolinguistica (che spiega l'acquisizione e l'uso del linguaggio a partire dalla dicotomia «ordine del giorno vs ordine della notte», che riprende quella"codice vs simbolo") e metapsicologia post-freudiana (non più interessata alla struttura dell'apparato psichico, ma agli elementi costitutivi dell'inconscio - quei coinemi analizzabili in"erotemi" e"parentemi" o sintetizzabili in"coinonie"). Il confronto con Lacan è non solo accettato, ma addirittura cercato: la terza sezione del volume (una sessantina di pagine) s'intitola Lacanismo e teoria coinemica; ma anche la prima sezione (La funzione coinemica e la funzione affettiva) è ricca di riferimenti all'opera di colui a cui si deve «se la psicoanalisi della seconda metà di questo secolo ha preso la strada del linguaggio» (p. 14) - anche se gli Ecrits appaiono troppo "testualizzati" (nel senso di Lotman) al"grammaticalizzato" Pomari. Va da sé che il riconoscimento non implica riconoscenza, la quale va (fin dalla dedica) a «l'autore che meglio ha permesso di mettere in risalto la singolarità necessaria e sufficiente per la fondazione di una teoria psicoanalitica del linguaggio» (p. 38) e cioè André Green (Il discorso vivente, Roma, Astrolabio, 1974) il quale, ponendo l'inscindibilità tra rappresentazione e affetto, anticipa la"semiosi affettiva" come compresenza di energia e comunicazione; l'opera di Lacan, all'opposto, «può essere intesa come attinente alla filosofia del linguaggio» più che alla linguistica (p. 60, nota) e dunque non è propriamente utilizzabile. Vale qui quanto detto per la comparazione Fornari/ Freud: una volta cambiati un paio di assiomi, è chiaro che le due teorie divergeranno fin nei particolari. Per Lacan l'assioma è la supremazia del significante, il quale genera il soggetto come suo"effetto"; per Pomari è la supremazia del significato - quello inconscio/naturale: il coinema - il quale, essendo pure pulsione a significare, genera per transfert una serie di significanti. Per la teoria coine59
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