Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

ro non si fermi. Il che significa -Sia ben chiaro che questa non è in nessun modo un'occasioneper manifestare il minimo desiderio. La morale del potere, del servizio dei beni, èPer quanto concerne i desideri, ripassate. Essi possono attendere (EP, 363). Un'ultima riflessione. Mostrando come la ragione etica non sia autonoma, ma implicante un accesso indiretto, Lacan non mira ad affermare l'autonomia del desiderio. Si tratta di uno dei fraintendimenti più facili, ed è esattamentequello elevato a teoria dalla «sinistra freudiana». A determinarlo è il condizionamento esercitato da Kant su chiunque, in Occidente, affronti i temi della morale. Siamo così involontariamente kantiani da non sospettare, quasi mai, che la diade «autonomo/eteronomo» rappresenti il problema di cui la Critica della ragionpratica è I'unica soluzione, rigorosa e definitiva. Ebbene, il desiderio non è autonomo né eteronomo se per nomos s'intende una «legge», un universale hard. Per ritrovare il più autentico pensiero di Lacan, dobbiamo uscire dall'alternativa tra il desiderio come produzione, che riconosce nella spontaneità polimorfa il suo unico principio di governo, e il desiderio come mancanza - come teleologia negativa, il che significa pur sempre eteronomia. Che il desiderio sia in relazione a das Ding, non è una tesi che trova il suo vero sviluppo in una filosofia della mancanza. Senza disconoscere certe espressioni, poi divenute moneta corrente del lacanismo, non intendiamo collocarle ai significati precostituiti in una tradizione filosofica, la quale non ha mai riconosciuto dignità teoretica alla metis. Così, parlare di un manque-à-etre non significa enfatizzare una privazione ontologica del soggetto umano, ma indicare un sintomo della sua flessibilità: significa tematizzare l'assenza di nomos - non a favore dell'ex-sistenza, ma dell'ex-sistenza strategica. La catego44

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==