Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

l'interpretazione lacaniana-, Antigone non si espone al rischio dellaprimamorte, quasifosseuncriminale«umano» che spera difarlafranca. No, ella camminadeliberatamente, inflessibilmente, verso lasuamorteseconda,«disumana». Torna nel luogo in cui ha commesso il«crimine», e vi torna per ripetere il suo gesto tante volte quante saranno necessarie affinché si giunga a completarlo. In unadi quelle occasioni viene catturata dalle guardie: La cosa è andata così: al nostro ritorno, dopo quelle terribili minacce, spazzammo via tutta la polvere che ricopriva il morto, e mettemmo bene a nudo il cadavere putrefatto; poi sedemmo sulla sommità del colle contro vento, per evitare che ci colpisse il suo fetore, e ci esortavamo l'un l'altro a vegliare con violente parole,.se qualcuno si sottraesse a quella fatica. Questo durò per tanto tempo, finché lo splendido cerchio del sole fu nel mezzo del cielo, e la sua vampa ardeva. E allora improvvisamente un turbine, sollevando da terra un nembo di polvere, celeste tormento, riempie la pianura, rovina tutta la chioma della selva, e ne fu pieno il vasto cielo: chiusi gli occhi, sopportavamo il divino flagello. E quando, dopo lungo tempo, questo si fu allontanato, ecco, appare la fanciulla e geme con acuta voce di dolente uccello, quando scorga il giaciglio del nido orbato della prole... (vv. 407-25). Qual è l'oggetto - perduto- del suo desiderio? Le basterà opporre all'arroganza del tiranno, che si propone come autonomos, fondatore di leggi, la superiorità di un diritto divino? Oppure le norme«non scritte» della pietà? Ancora una volta va richiamato il senso dei versi criticati da Goethe, dove, peraltro, si ribadisce ciò che Antigone aveva già detto a Creonte: mio fratello può essere un criminale, ha assalito la sua città, voleva distruggerne le mura, 37 o

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