Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

to delle possibili elaborazioni, e l'infinità iterativa di inesauste allusioni. È dunque questa la «menzogna originaria» da cui nasce l'etica: che esiste il Bene (rimozione del primo paradosso), che se non esiste il Bene, disponiamo di una razionalità in grado di amministrare l'economia dei beni (negazione del secondo paradosso). Quanto alla psicoanalisi, essa si trova a svolgere anche filosoficamente l'inevitabile ruolo di una genealogia della morale: essa rivela di quanta paradossalità sia intessuta la veste dell'etica, avanza il sospetto che ilproton pseCìdos sia una difesa contro l'intollerabile ammissione della Cosa. Ma, infine, se la psicoanalisi è pensiero extra-morale - se è un'indagine sulla sofferenza dell'uomo, sul modo di alleviarla almeno parzialmente, se in ciò è «umanistica» - e se dunque non può rinunciare a proporre un'arte del vivere, dei precetti o delle regole, che cosa potrà chiedere ai soggetti se non di obbedire (divenendone consapevoli) alla loro paradossale natura? 4. La fedeltà al desiderio L'etica dell'analisi - «perché ce n 'è una» (EP, 19) - si configura in tre ideali: l'amore, l'autenticità, la non-dipendenza. Lacan li presenta rapidamente nell'apertura del Seminario, senza peraltro rinunciare ad alcune precisazioni. Con il termine amore non si indica l'esperienza «compiuta» o «completa» di un certo moralismo ottimista, né si dichiara legittima la genitalizzazione del desiderio: la psicoanalisi non è l'incarnazione di un amourmédecin (EP, 17). Quanto all'autenticità, essa è un ideale quasi implicito nell'analisi come «tecnica di smascheramento» (EP, 18). La psicoanalisi non è una scienza positiva delle virtù, una ragione pratica: semmai essa dischiude delle vie, lungo le quali si auspica che la virtù possa fiorire (EP, 19). Ma il suo compito è anzitutto decostrutti26

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