Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

chicamente imparentata con la prima»10 , viene parzialmente modificata nelle Nuove lezioni, dove il cambiamento riguarderebbe tanto la meta quanto l'oggetto della pulsione. Tuttavia Lacan scavalca perentoriamente oscillazioni di questo genere (il che non significa che esse siano trascurate 0 sottovalutate) al fine di giungere a una definizione del tutto inedita, almeno sul piano terminologico: E la formula più generale che vi dò della sublimazione è questa - essa eleva un oggetto... alla dignità della Cosa (EP, 133). Potrebbe sorgere qui l'impressione di un netto distacco rispetto alla tematica freudiana, con uno slittamento dal registro pulsionale, energetico, a quello «smaterializzato» o filosofico. Ma sarebbe un'impressione errata: le definizioni più innovative, in Lacan, mirano generalmente a ritrovare una densità problematica che la tradizione e l'«ortodossia» hanno diluito fino a renderla impercepibile. Verifichiamo subito l'aggancio della Cosa alle pulsioni: La sublimazione, che offre al Trieb un soddisfacimento diverso dalla sua meta - sempre definita come la sua meta naturale - è precisamente ciò che rivela la natura propria del Trieb in quanto esso non s'identifica semplicemente con l'istinto, ma è in rapporto con das Ding come tale, con la Cosa in quanto essa si distingue dall'oggetto (EP, 133). Ecco che veniamo attratti in cerchi sempre più ampi: se l'oggetto della pulsione è un oggetto «impossibile», noumenico, nominabile solo per sostituzione - se «il problema della Cosa resta sospeso a ciò che vi è di aperto, di mancante, di beante, al centro del nostro desiderio» (EP, 102) -, quanta credibilità si deve ancora concedere alle 24

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