Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

fronte a uno dei concetti cruciali del Seminario VII: la Cosa, das Ding, distinta dall'oggetto, die Sache; e anche all'eventualità di fraintenderlo immediatamente, riducendolo alla sua esemplificazione edipica: la mère, l' object de l'inceste. Non sarà impossibile dissolvere tale equivoco, ma più arduo _sarà affrontarne un secondo, cioè la tentazione di una lettura in chiave soltanto differenziale del concetto. È nel quarto capitolo che Lacan confronta i due termini «qui disent la chose -das Ding et die Sache» (EP, 55). Die Sache è la cosa, prodotto dell'industria o dell'azione umana in quanto è governata dal linguaggio. Benché implicite in un primo tempo nella genesi di questa azione, le cose sono sempre alla superficie, sempre in grado di essere esplicitate. Nella misura in cui è soggiacente, implicita in ogni azione umana, l'attività di cui le cose sono il frutto appartiene all'ordine del preconscio, cioè di qualcosa che il nostro interesse può far salire alla coscienza, purché noi vi prestiamo sufficiente attenzione.-.. La parola si trova in posizione reciproca, in quanto s'articola, in quanto viene qui a spiegarsi con la cosa, in quanto un'azione, anch'essa dominata dal linguaggio, dunque dal comando, avrà staccato e fatto nascere quest'oggetto. Sache e Wort sono dunque strettamente legate, formano una coppia. Das Ding si situa altrove (EP, 58). La sobrietà con cui die Sache viene circoscritta si trasforma in un vortice definitorio, non appena si tratta di catturare das Ding. Le sue proprietà si accumulano; essa è l'Altro assoluto, l'oggetto perduto come tale (EP, 65), il fuori significato (hors-signifié) (EP, 67), la realtà muta (EP, 68), ciò che sta al di là del principio di piacere (EP, 124), ciò che è essenzialmente velato e dunque rappresentato sem20

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