Il piccolo Hans - anno XVI - n. 63 - autunno 1989

menticare che lo scopo dell'analisi dei bambini è l'analisi del carattere - in altre parole, l'educazione. La particolare configurazione della psiche infantile, lo speciale rapporto che intrattiene con il mondo esterno fanno sì che per sottoporla ad analisi occorra una tecnica speciale. Ci sono tre considerazioni da fare di fondamentale importanza: 1) Il bambino non viene di propria iniziativa dall'analista, come fa l'adulto, bensì obbedendo al desiderio dei genitori, e ci viene soltanto (e qui assomiglia all'adulto) quando altre soluzioni si siano rivelate inutili. 2) Il bambino si trova nel vivo di quelle esperienze che sono la causa della sua malattia. L'adulto soffre per esperienze che appartengono al passato, il bambino per quelle che fa nel presente, e il fatto che le sue esperienze siano in continuo cambiamento fa sì che anche il suo rapporto con l'ambiente sia in continuo mutamento. 3) Il bambino, a differenza dell'uomo adulto (ma molto spesso con un atteggiamento simile a quello delle pazienti-donne), non prova affatto il desiderio di cambiare o di rinunciare alle sue modalità di porsi verso il mondo esterno. Il fatto di essere «cattivo» lo fa sentire importante, fa nascere in lui un vero e proprio sentimento di onnipotenza, grazie al quale tiranneggia le persone che lo circondano e poiché è narcisista e gode della continua attenzione che estorce all'ambiente che lo circonda, non rinuncerà mai alla sua cattiveria. Le esplosioni di collera costantemente ricorrenti sono indispensabili al bambino con un masochismo molto pronunciato. Vanno qui incluse anche quelle nature fortunate che perfino da bambini riescono ad adattarsi alle più svariate circostanze della vita, che dei continui litigi della fanciullezza ricordano solo il piacere del «fare la pace», e che riescono a vivere un temporaneo «esilio» in collegio come un piacevole diversivo - insomma, tutti coloro che sanno adattarsi a qualsiasi 196

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